Perché sentiamo dolore?
Il dolore è la risposta agli stimoli che ricevono i recettori chiamati “nocicettori” o “noxicettori“; si tratta di recettori sensoriali specifici che sono deputati all’identificazione del dolore.
Quando impulsi chimici, meccanici o termici modificano l’integrità dei tessuti, mandano segnali di stimolo ai nocicettori.
Il persistere degli stimoli dolorosi provoca la liberazione delle endorfine, potenti sostanze antidolorifiche che vengono prodotte dall’organismo, le quali si esauriscono quando lo stimolo si protrae.
Attraverso particolari sensori nervosi lo stimolo percorre il midollo spinale situato dentro la colonna vertebrale e raggiunge la corteccia cerebrale. Nella corteccia cerebrale si innesca la memoria del dolore e ciò consente di riconoscere ed interpretare lo stimolo come un dolore.
L’intensità del dolore non è direttamente proporzionata all’entità del danno nel tessuto, infatti il sistema nervoso centrale, analizza le informazioni che riceve, alle quali somma la memoria, i processi di ragionamento, le emozioni, le considerazioni, prima di elaborare una risposta allo stimolo ricevuto.
Il dolore è un segnale importante, che incamerato come esperienza nella corteccia cerebrale, ci consente di sapere che qualcosa è danneggiato o non sta funzionando bene.
Scoperta area del cervello che accende e spegne il dolore
Una piccola area del cervello che si trova nell’amigdala, è capace di accendere e spegnere il dolore. La scoperta è stata fatta sui topi da un gruppo di ricercatori della Duke University e pubblicata su Nature Neuroscience.
E’ una scoperta che ha stupito in quanto quest’area del cervello finora è stata associata alle emozioni e agli stati di ansia.
Molti sono gli studi che si stanno interessando ad individuare le zone del cervello che regolano il dolore; negli anni i risultati hanno mostrato che di fatto sono diverse le zone del cervello che intervengono nel processo di fermare o calmare il dolore e si dovrebbe agire su tutte contemporaneamente per spegnere la sensazione.
Ma Fan Wang, professore di neurobiologia alla Scuola di Medicina, spiega che questa nuova area individuata dai ricercatori sembra essere “autosufficiente” e “può spegnere il dolore da sola“.
Già da anni il gruppo di ricerca di Wang sta lavorando sui meccanismi che attivano il dolore nel cervello e su come si può fermare. Nel 2019, Wang con i suoi collaboratori, scoprirono che l’anestesia generale innesca il sonno attivando un particolare nucleo sopraottico del cervello. Proprio questa ricerca è stata importante per contribuire allo studio attuale.
Per individuare la nuova area nel cervello, il laboratorio di Wang ha sviluppato tecniche particolari per tracciare i percorsi dei neuroni nel cervello dei topi. Così facendo il gruppo ha scoperto che un sottoinsieme di neuroni inibitori nell’amigdala (che hanno denominato neuroni CeAga) è collegato a varie altre regioni del cervello.
Si sono poi potute mappare tutte quelle piccole regioni del cervello che vengono attivate dal dolore, e sono tutte regioni che sembrano ricevere un input dai neuroni CeAga.
Come riferisce Wang: “Il dolore è una complicata risposta cerebrale. Implica la discriminazione sensoriale, le emozioni e le risposte autonome (sistema nervoso involontario). Trattare il dolore attenuando tutti questi processi cerebrali in molte aree è molto difficile da ottenere. Ma l’attivazione di un nodo chiave che invia naturalmente segnali inibitori a queste regioni che processano il dolore sarebbe più vigoroso”.
Per mezzo dell’optogenetica, i ricercatori sono riusciti a smorzare l’attività dei neuroni CeAga: i topi reagivano come se il dolore fosse tornato molto intenso. Inoltre è stato scoperto che l’area dei neuroni CeAga può essere attivata da ketamina a basso dosaggio.
(Fonti web consultate: - Medicinaonline - General anesthetics activate a potent central pain-suppression circuit in the amygdala)