Perché mangiamo “cibo spazzatura“, ovvero quegli alimenti che sono ipercalorici e non salutari per la dieta? La risposta è data dal modo in cui si è evoluto il cervello umano, ma riguarda tutte le specie viventi.
Per sopravvivere ogni specie ha bisogno di approvvigionare risorse energetiche in modo efficiente e per fare ciò si deve ottenere il massimo da quello che si ha a disposizione.
Secondo la “teoria del foraggiamento ottimale” la selezione naturale ha lasciato nella nostra memoria spaziale e nelle mappe cognitive, la preferenza per la ricerca di cibi ad elevato contenuto calorico. Basti pensare che per circa il 99% dell’evoluzione umana, i nostri antenati erano cacciatori-raccoglitori, che abitavano in un ambiente molto complesso e incerto per quanto riguardava le fonti di cibo.
Come fattori per l’approvvigionamento, incidevano sia la disponibilità spaziale che temporale.
Il cervello si è dunque programmato per dare priorità ai cibi energetici, così come è possibile osservare nel comportamento degli animali, i quali per impulso prediligono alimenti più calorici.
Esperimento conferma che abbiamo facilità a ricordare dove si trovano i cibi più calorici rispetto a quelli più sani
Un nuovo studio dà conferma alla teoria del foraggiamento ottimale, attraverso degli esperimenti su 512 partecipanti.
I partecipanti sono stati introdotti in una stanza labirinto e sono stati invitati a seguire un percorso assaggiando e annusando 16 alimenti (sia dolci che salati), con differenti quantità di calorie.
I soggetti sono stati divisi in due gruppi, di cui uno poteva solo annusare e l’altro poteva anche assaggiare.
Dopo aver ripetuto più volte i test con diverse sessioni, si notava che l’attrazione per il cibo spazzatura era di circa 27-28% maggiore rispetto al cibo sano. Tale esito è stato a prescindere dalla reale voglia di mangiare il cibo, dal suo sapore o dalla familiarità con esso.
I ricercatori affermano che: “Questi risultati suggeriscono che le menti umane continuano a ospitare un sistema cognitivo ottimizzato per il foraggiamento efficiente dal punto di vista energetico”.
In pratica, ciò che è emerso è che i soggetti erano particolarmente efficienti nel riconoscere i campioni di cibo con contenuto calorico più alto ed avevano estrema facilità nel ricordare la posizione di quei cibi.
Secondo gli studiosi, la memoria e l’olfatto sono collegati con questo comportamento.
“In effetti, si pensa che un senso olfattivo ben sviluppato abbia conferito un vantaggio di sopravvivenza ai cacciatori-raccoglitori (ancestrali)”, spiegano i ricercatori.
Lo studio intitolato “Human spatial memory implicitly prioritizes high-calorie foods” è stato pubblicato su Scientific Reports.