Se vi siete mai chiesti perchè il calcio è così popolare, la risposta è da ricercarsi nell’eredità atavica dell’essere umano. Secondo gli antropologi, il calcio, così come altri sport, richiama l’istinto dell’uomo ad antichi riti tribali, come la caccia.
Lo zoologo ed etologo Desmond Morris ne parla in suo libro “La tribù del calcio (The Soccer Tribe)”, un saggio riaggiornato dopo 35 anni dalla prima edizione, che si occupa di analizzare i comportamenti sociali legati al gioco così seguito.
Nell’analisi Morris fa emergere l’essenza tribale ancora alla base del calcio moderno, che secondo lui è il motivo dell’entità di successo popolare che riscuote questo sport.
Il calcio è una pseudocaccia
Per Morris, il calcio rispetto ad altri sport, è quello che riproduce più similarmente alcuni rituali che sono stati alla base della nostra evoluzione.
Infatti, l’essere umano si è distinto dalle altre specie ed in special modo dalle scimmie, per la sua abilità nella caccia. Grazie allo sviluppo di questa attitudine, l’uomo si è evoluto a livello sia fisico che mentale, acquisendo nuove capacità quali: astuzia, precisione, collaborazione con i compagni, agilità, resistenza e forza.
Poi, con il passaggio all’agricoltura e all’allevamento, la caccia non fu più indispensabile, ma rimase un’attività ricreativa. Si pensi alle arene, in cui l’uomo continuò a dilettarsi nell’uccidere animali. Per fare un esempio, nella sola giornata di inaugurazione del Colosseo nell’anno 80 d.C., furono uccisi non meno di 5000 animali.
In seguito si è continuato con le corride, che ebbero un successo lungo 500 anni, fino a quando nel primo ventennio dell’Ottocento, cominciò a scemare per una presa di coscienza sulla sofferenza degli animali.
Con la Rivoluzione industriale, in cui una popolazione numerosa si concentrava nelle città, i giochi con il pallone ancora non molto praticati, presero a diffondersi.
Come spiega Morris, il calcio si può considerare più di altri come un rituale tribale di pseudocaccia, perché: “Sebbene in apparenza i giocatori sembrino farsi la guerra, in realtà non stanno cercando di distruggersi a vicenda, ma semplicemente di superarsi; allo scopo di perpetrare un’uccisione simbolica tirando in porta”.
I simboli tribali del calcio
I simboli tribali sarebbero traslati in questo modo: il calciatore è il cacciatore; il pallone è l’arma; la porta è la preda. La porta però, è immobile e dunque per rendere la caccia più realistica occorrevano degli ostacoli, che sono rappresentati dai giocatori della squadra avversaria.
“La soluzione è quella di porre a difesa della preda inanimata un’altra squadra che renda il più possibile difficili le operazioni di tiro e “uccisione””, descrive Morris.
In conclusione, il successo e la popolarità del calcio sono legati al fatto che tramite questo gioco, si ricreano ritualità dell’antica caccia come l’impeto dell’inseguimento fisico, la cooperazione con i propri simili, il pericolo fisico ed il prendere la mira.
Nell’aggiornare il suo libro, Morris ha dovuto osservare le nuove componenti che fanno parte del calcio moderno e come egli stesso spiega: “Più investigavo sul calcio di oggi e più forte avvertivo la necessità di modifiche, interi capitoli sono usciti stravolti. Ho scoperto che oggi le esultanze per i gol sono molto più elaborate: un tempo i calciatori correvano, saltavano e abbracciavano i compagni, oggi mettono in scena una vasta varietà di piccoli rituali un tempo impensabili. La nuova edizione contiene l’analisi di 28 differenti tipi di celebrazioni post-gol. Anche il comportamento dei tifosi è cambiato molto: fedeltà e liturgie da stadio esistono ancora, fortunatamente c’è molta meno violenza”.
(Fonte: Focus.it)