Allo stesso rivo erano giunti il lupo e l’agnello spinti dalla sete;
in alto stava il lupo e molto più in basso l’agnello. Ed ecco che il predone,
stimolato dalla sua gola maledetta, tirò fuori un pretesto per litigare.
«Perché», disse, «mi hai intorbidato l’acqua proprio mentre bevevo?». E il
batuffolo di lana, pieno di paura, risponde: «Scusa, lupo, come posso fare
quello che recrimini? È da te che scorre giù l’acqua fino alle mie
labbra». Respinto dalla forza della verità, il lupo esclama: «Sei mesi fa
hai sparlato di me». L’agnello ribatte: «Io? Io non ero ancora nato».
«Perdio», lui dice, «è stato tuo padre a sparlare di me». E così lo
abbranca e lo sbrana, uccidendolo ingiustamente.
Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con false accuse.
Il Lupo e l’agnello: morale della favola
La favola di Esopo, rielaborata in versi da Fedro, ci parla chiaramente di oppressione e prepotenza che subiscono gli innocenti e le persone miti.
Il lupo in questa favola incarna il subdolo nemico oppressore e attaccabrighe. Sa già che la sua vittima è più fragile ed è innocente, ma per soddisfare la sua brama cerca delle questioni che diventino pretesto per aggredirlo e sbranarlo.
La morale è molto esplicita: gli oppressori sono sempre in malafede e per giustificare le loro azioni deplorevoli cercano di addossare la colpa alla vittima innocente. L’ingiustizia viene spesso mascherata da azione legittima, da chi calunniando l’avversario, vuole solo raggiungere il proprio scopo egoistico e lesivo.
Metafora sull’abuso di potere
Questa favola è una metafora sull’abuso di potere e nella società moderna gli esempi non mancano.
E’ facile ribaltare le proprie responsabilità sulle vittime, facendo credere che certe azioni si rendono necessarie per colpa loro. Così il lupo sbrana l’agnello, inventando un pretesto dietro l’altro e non si ferma nemmeno davanti all’evidenza di innocenza, perché il suo scopo è prefissato sin dall’inizio.
Così i potenti si rifanno sui popoli innocenti, nascondendo il loro vero obiettivo, irretendo le vittime e colpevolizzandole con mille cavilli, per poi soggiogarle e metaforicamente “sbranarle”, togliendogli i diritti fondamentali, ovvero la possibilità di difendersi.
Chi ha il potere per fare un torto per il proprio tornaconto, non prenderà in considerazione nessuna ragione e troverà il modo di andare fino in fondo.
Bisogna guardarsi dai lupi famelici e aguzzini prima che sia troppo tardi.