Il contadino, il figlio e l’asino: favola di Esopo la cui morale ci insegna a non farci condizionare dal giudizio degli altri e a non cercare l’approvazione altrui.
Ma da cosa nasce la critica? Uno dei motivi per cui si critica e si giudica è il meccanismo di proiezione dei nostri difetti negli altri.
La favola: Il contadino, il figlio e l’asino
“Un vecchio faceva il cammino con il figlio giovinetto. Il padre e il figlio avevano un unico piccolo asinello: a turno venivano portati dall’asino ed alleviavano la fatica del percorso.
Mentre il padre veniva portato e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti li schernivano: “Ecco,” dicevano “un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto”.
Il vecchio saltò giù e fece salire al suo posto il figlio suo malgrado.
La folla dei viandanti borbottò: “Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo, mentre indulge alla sua pigrizia, ammazza il padre decrepito”.
Egli, vinto dalla vergogna, costringe il padre a salire sull’asino. Così sono portati entrambi dall’unico quadrupede: il borbottìo dei passanti e l’indignazione si accresce, perché un unico piccolo animale era montato da due persone.
Allora parimenti padre e figlio scendono e procedono a piedi con l’asinello libero.
Allora sì che si sente lo scherno e il riso di tutti: “Due asini, mentre risparmiano uno, non risparmiano se stessi”.
Allora il padre disse: “Vedi figlio: nulla è approvato da tutti; ora ritorneremo al nostro vecchio modo di comportarci”.
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Morale della favola
La morale della favola è molto esplicita, infatti nonostante cerchiamo di uniformarci ai comportamenti altrui e al loro modo di vedere, verremo sempre criticati e giudicati in modo negativo.
Indulgere nel giudizio e nei pettegolezzi è una delle debolezze della mente umana, quanto più è grossolano un individuo, tanto più ama denigrare gli altri.
Tutti per esperienza sappiamo di non essere esenti dalle critiche altrui, ma una personalità equilibrata non si lascia condizionare.
“Per avere pace tra gli uomini basterebbe che ognuno usasse nel giudicare gli altri quella indulgenza con cui giudichiamo noi stessi”. (Ilario Assagioli – “Dal Dolore alla Pace”)
C’è anche da considerare che non tutte le critiche hanno lo stesso scopo, non tutte ci vengono indirizzate per demolirci, ma anche per spronarci a cambiare un nostro atteggiamento o un’abitudine.
Le critiche costruttive però ci vengono di solito esternate come consiglio amichevole, a differenza di chi “spettegola” e ci calunnia alle spalle.
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Perchè si criticano gli altri?
Ciò che alimenta il giudizio degli altri sono: l’invidia, la gelosia, la rabbia, la frustrazione personale, il desiderio di controllare le persone, l’insofferenza verso chi ha più pregi o si distingue dalla mediocrità.
L’incapacità di vedere in noi ciò che invece vediamo negli altri è quello che si definisce “proiezione psichica“, ovvero un meccanismo di difesa inconscio che sposta verso l’esterno emozioni e sentimenti che non si accettano e non si riconoscono. L’individuo rifiuta determinate caratteristiche e le attribuisce agli altri.
Di solito si dice che chi fa così non vede la trave nei propri occhi, ma trova la pagliuzza nell’occhio del prossimo.
E’ in questo modo che psicologicamente ci si ritrova a condannare o a provare ostilità e fastidio per un comportamento altrui, quando in realtà stiamo osservando qualcosa che appartiene prima di tutto a noi stessi.
Avviene anche, che nel processo di proiezione, inconsciamente desideriamo avere ciò che ha l’altra persona perché è una qualità o un aspetto che nella nostra vita manca e che dobbiamo sviluppare.
Come dice Debbie Ford nel suo libro “Illumina il Tuo Lato Oscuro”: “Negli altri vediamo solo quello che ci piace o non ci piace di noi stessi. […] Di solito la nostra indignazione per il comportamento degli altri riguarda un aspetto irrisolto del nostro io.“
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In definitiva, la critica distruttiva è un fattore che fa parte della struttura della psiche umana ed i suoi moventi nascondono sempre negazione e negatività.
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