Il Glifosato, un diserbante largamente usato per la sua azione ad ampio spettro, risulterebbe nocivo anche a basse dosi. Nelle donne può aumentare il rischio di cancro al seno, secondo uno studio.
Sono anni che si dibatte sull’uso del glifosato e che con diversi studi si dimostra la sua nocività sul corpo umano. L’indiscriminato uso di questo erbicida ha già sollevato parecchie polemiche. Sono già arrivate condanne alla Bayer che ha acquistato la Monsanto (primo produttore), per aver causato il cancro in alcune persone.
La situazione è grave in quanto se così fosse, ci si ritrova con un ambiente ormai contaminato dall’erbicida sotto accusa, di cui si ritrovano tracce anche nell’acqua potabile. Infatti, è ormai noto che a causa dell’impiego massiccio di glifosato, sia i terreni che le falde acquifere sono pesantemente inquinati.
Risultati del nuovo studio
Il nuovo studio è stato condotto da un team di scienziati della Purdue University in Indiana (Usa) e dell’Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (Inserm) / Institut de Cancérologie de L’Ouest (Ico) a Nantes (Francia).
Gli scienziati hanno mostrato che basta una bassissima concentrazione di glifosato per innescare il cancro al seno se combinato con un altro fattore di rischio.
Durante i 21 giorni in cui hanno sottoposto al glifosato le cellule mammarie umane in vitro, gli studiosi hanno scoperto che il glifosato induce l’ipometilazione globale del DNA (cioè la riduzione complessiva della 5-metil-citosina (5mC) nell’epigenoma) nelle cellule epiteliali mammarie non neoplastiche MCF10A e contribuisce alla tumorigenesi in un esperimento in due fasi.
Dopo la coltura in vitro, le cellule sono state collocate nei topi per analizzare l’eventuale formazione del tumore. Quello che si è scoperto è che mentre le sole cellule esposte al glifosato non hanno mostrato crescita tumorale, la combinazione con una molecola umana che regola i geni, ha invece innescato i tumori nel 100% dei topi.
L’esposizione al glifosato ha causato una modifica epigenetica del DNA, interferendo con la produzione di una proteina chiamata TET3, che è nota per rimuovere i tag di metilazione dal Dna. Il glifosato ha indotto un aumento di diverse volte della proteina. Questo tipo di cambiamenti nella funzione genica del DNA sono noti come fattori di rischio allo sviluppo del cancro (carcinogenesi).
Quello che è più allarmante e che emerge da questo studio è che è bastata una piccolissima concentrazione di glifosato per causare le alterazioni geniche.
Nel manoscritto dello studio pubblicato si legge: “Si presume che solo il 5-10% dei tumori sia direttamente causato da anomalie genetiche ereditarie. Il restante 90% dei tumori è collegato a fattori ambientali che influenzano direttamente o indirettamente il DNA, scatenando possibilmente difetti genetici o aberrazioni nella lettura e / o espressione del DNA ( Perera, 1997 ; Anand et al., 2008).
I fattori ambientali e di stile di vita sono pleiotropici e comprendono dieta, tabacco, infezioni, obesità, alcol, radiazioni, stress, attività fisica, esposizione a metalli pesanti e altri inquinanti, come il glifosato.
Stiamo segnalando che l’esposizione al glifosato non è oncogena da sola, ma agisce come un fattore oncogenico che, combinato con un altro oncogenico, promuove lo sviluppo di tumori mammari. A livello molecolare, i nostri risultati dimostrano che l’esposizione al glifosato può predisporre le cellule mammarie alla tumorigenesi mediante riprogrammazione epigenetica che si verifica attraverso l’ipometilazione del DNA globale e locale mediata da TET3.“
(Fonti e approfondimenti: - https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fgene.2019.00885/full - https://ilsalvagente.it/2019/10/03/glifosato-nuove-accuse-anche-a-basse-dosi-puo-provocare-il-cancro-al-seno/ - Glifosato: che cos'è, dove si trova e come evitarlo)