Il “distanziamento sociale” è adottato anche nel regno animale per difendersi dalla diffusione di particolari malattie. Varie specie cambiano il loro comportamento se avvertono un rischio.
E’ il caso dei fringuelli domestici, per esempio, che usano la “tattica” della letargia per valutare potenziali infezioni ed evitare determinati individui.
Ma ci sono anche le aragoste spinose caraibiche, che normalmente vivono in gruppo, e che si sono evolute per rilevare un segnale chimico nelle urine delle loro simili malate, in modo da evitarle.
E gli esempi possono continuare con i mandrilli, che da un esperimento si è visto essere attratti dalle feci di animali senza parassiti.
Ci sono persino i casi di “auto-quarantena” che si verificano nelle specie di insetti sociali, come formiche e api. Questi tipi di insetti se malati, si mettono in quarantena da soli, abbandonando la colonia per andare ad esplodere e morire.
E’ la dimostrazione che i singoli preferiscono isolarsi se rappresentano un pericolo per la loro comunità, a cui sono molto legati. Agiscono d’istinto per il bene comune proteggendo la loro specie.
I ricercatori hanno anche osservato, che nel caso dei mandrilli se l’esemplare che è affetto da parassiti guarisce, ritorna ad essere accolto fra i suoi simili.
Altri importanti studi sono stati condotti sulle formiche, in cui è stato introdotto un agente patogeno fungino all’interno di una colonia. Mentre in altre colonie è stata inserita solo una soluzione acquosa. Le colonie contaminate dal fungo si comportavano in modo diverso, cercando di limitare i movimenti all’interno del nido per affrontare la minaccia.
Questo è quanto ci spiegano Andrea Townsend, ecologa comportamentale, e la biologa Dana Hawley, in un’intervista rilasciata sul sito “Science”.
(Fonte: From lobsters to honey bees, social distancing is common in the animal kingdom)