Scoperto un nuovo potenziale bersaglio farmacologico per la malattia di Alzheimer: si tratta di un enzima che ha effetti sia sul sistema immunitario che sul sistema nervoso.
Il dottor Ramón Martínez-Mármol e il professor Frédéric A. Meunier del Brain Institute del Queensland Clem Jones Center for Aging Dementia Research hanno scoperto che colpire un enzima potrebbe combattere la malattia su due fronti.
“Nelle cellule nervose, l’enzima dPI3K produce un peptide tossico che si accumula nelle placche nel cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer, causando il caos”, ha detto il dott. Martínez-Mármol.
“Il nostro studio mostra che l’enzima è anche coinvolto nella secrezione di una delle più importanti proteine di segnalazione coinvolte nell’infiammazione.
La maggior parte dei trattamenti si concentra solo su un aspetto della malattia; vogliamo cambiare questo punto di vista e concentrarci sullo sviluppo di terapie che toccano diversi aspetti della malattia, come gli approcci combinati usati per curare il cancro.
L’Alzheimer è una malattia complessa che coinvolge più delle cellule nervose, quindi proviamo a sviluppare farmaci che funzionino sia sul cervello che sul sistema immunitario.“
L’esperimento è stato condotto su topi malati di Alzheimer e si è proceduto eliminando l’enzima dPI3K nei roditori: il risultato è stato che sia i livelli di placche nel cervello che la risposta infiammatoria ritornavano a valori normali.
I topi producevano ancora peptidi tossici, ma per ragioni ancora da approfondire, non si accumulavano e non formavano placche.
I ricercatori hanno anche scoperto che un farmaco che viene già impiegato per curare la leucemia è efficiente per trattare i topi con Alzheimer perché riesce a ridurre il movimento del peptide tossico all’interno delle cellule.
Si tratta di un approccio tutto nuovo che andrà eventualmente ad intervenire anche sul sistema immunitario e farà parte delle nuove strategie combinate che verranno adottate per trattare la malattia.